Stati emozionali ed azioni fisiche e psicologiche di un personaggio
di Sergio Urbani – Regista di Teatro (Italia), Teatro Lirico (Francia), drammaturgo e formatore professionista per la recitazione in campo nazionale ed internazionale.
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Tema del Workshop
“Le attività non sono azioni fisiche”. Un Esempio è bere un bicchiere di acqua durante una conferenza. Portare il bicchiere alla bocca e bere. Un’attività, banale e non interessante. Ma se il bere l’acqua diventa: osservare la platea, sospendendo il discorso per dare il tempo al conferenziere di pensare e misurare il suo avversario. Ecco l’attività del bere si è trasformata in un’azione fisica, vivente. Ora ha un ritmo specifico, nato da ciò che stava facendo, nato a sua volta dalle circostanze.
Grotowski sottolinea sempre che il lavoro sulle azioni fisiche è la chiave del mestiere dell’attore. Un attore deve essere capace di ripetere la stessa partitura più di mille volte e ogni volta deve essere viva e precisa. Come fare? Un attore, cosa può fissare, rendere sicuro? La sua linea di azioni fisiche. Questa diventa per lui ciò che la partitura è per un musicista. La linea di azioni fisiche deve essere elaborata fino al più piccolo dettaglio e completamente memorizzata. L’attore deve averla assorbita al punto di non aver più bisogno di pensare quale sia la prossima cosa da fare.
Sia per Stanislavskij che per Grotowski, le azioni fisiche sono un mezzo per trovare altro. E qui risiede la diversità tra i due approcci. I fini ultimi, infatti, sono differenti: per Stanislavskij le azioni sono un mezzo per arrivare ad una vita realistica sulla scena; mentre per Grotowski sono uno strumento per trovare e scoprire qualcosa d’altro in scena. Per quest’ultimo le azioni fisiche servono per scoprire “altro” in scena. E che cos’è questo “altro”? È l’ignoto, è il presente, è quell’ hic et nunc che rendono unica ed irripetibile ogni prova in scena.
“E ora cos’è l’impulso? In/pulso – spingere all’interno. Gli impulsi precedono le azioni fisiche, sempre. Allora, gli impulsi: è come se l’azione fisica, ancora invisibile all’esterno, fosse già nata nel corpo. E’ questo, l’impulso. Se sapete questo, preparando una parte potete lavorare da soli le azioni fisiche.
Il materiale di partenza di cui dispone l’artista quando entra nella parte del personaggio in scena è materiale verbale. E’ costituito dal testo della pièce, dai suggerimenti del regista, dalle informazioni sui protagonisti, sugli avvenimenti, sull’epoca attinti da argomentazioni e libri. Indubbiamente, il vero artista ha una vasta disponibilità di percezioni di vita dirette, ma tuttavia queste devono essere organizzate da una funzione verbale concreta, “sovrapposte” al tipo letterario del personaggio. Sappiamo che il cammino della stimolazione dei segnali verbali sulla sfera emotiva passa attraverso la riproduzione della situazione per cui uno stato emotivo si presenta in modo tipico. I segnali verbali devono essere trasformati in rappresentazioni sensoriali immediate, mentre i motivi offerti alla pièce devono divenire realtà sensoriale, in cui vive e agisce il personaggio interpretato dall’attore.
Il processo mentale mediante il quale l’attore si cala direttamente nelle condizioni del personaggio é rappresentato dal “magico se”. Esso costituisce una raffinata combinazione di immaginazione ed azione, allontanando l’attore dalla dimensione più propriamente intellettuale, riconducendolo invece alla propria logica individuale.
Si tratta, secondo Stanislavskij, di attivare all’interno di se stessi quanto é patrimonio personale che conserva una sua energia da sfruttare, per dar vita a un’espressione autentica, libera cioè da costrizioni e condizionamenti, perché adeguata e corrispondente al proprio mondo interiore.
Un modo per affrontare un avvicinamento corretto al personaggio da interpretare, é dunque dato da un’approfondita conoscenza di se: ciò significa osservare ed astrarre dalla propria interiorità e intimità una serie di vicende che appartengono al proprio vissuto, al proprio patrimonio personale, il quale contiene in se una forte energia.
Da qui, l’espressione esterna che l’attore produrrà sarà tanto più autentica, tanto più sarà adeguata e corrispondente al proprio mondo interiore.
I principi possono riassumersi in questi tre punti:
– ritrovare in se stessi la vita del proprio personaggio: restando fedele alla propria vita, l’attore scopre dentro di se bisogni ed esperienze diverse. Essi sono messaggi importanti scaturiti dalla vita, dalla storia, dagli altri, dalla trascendenza; vanno dunque interpretati e rappresentati attraverso il personaggio;
– utilizzare la propria logica e non quella del personaggio: in questo caso l’attore deve saper vedere e cogliere quello che avviene fuori e dentro di lui, e agire di conseguenza, adeguatamente rispetto alla circostanza data;
– agire come se: in questo caso, all’attore é chiesto di comportarsi come se si trovasse in determinate situazioni o particolari contesti.
È fondamentale che l’attore acquisisca una sempre più approfondita consapevolezza del proprio corpo, imparando a conoscere gli infiniti movimenti che esso può eseguire, le posture che può assumere, l’energia che può emanare, i messaggi che può inviare.
Va riconosciuta l’indissolubilità dialettica di ciò che soggettivamente si sente e ciò che oggettivamente si esprime. Per questo nell’attività dell’attore non può esserci una riproduzione separata delle due vite di linea scenica di un personaggio: quella interiore psicologica e quella esterna fisica. La creazione della linea esterna delle azioni fisiche è contemporaneamente creazione di una logica e di una coerenza di sentimenti, giacchè i sentimenti sono legati in modo indissolubile alle azioni. — “Il nodo non è nelle azioni fisiche in quanto tali, ma nella verità e nella fede che ci aiuta a suscitare e a farci sentire quella azioni” .Il concetto delle azioni fisiche sostenuto da K. S. Stanislavskij rimanda al giudizio di un altro luminare della scena russa, F. I. Saljapin: “Un gesto non è un moto del corpo, ma un moto dell’anima.”.
Svolgimento workshop
I partecipanti saranno accompagnati nella comprensione delle tematiche affrontate, da spiegazioni teoriche ma soprattutto da tanta pratica (esercizi di improvvisazione libera e guidata, training, monologhi, dialoghi) per conoscere ed approfondire tecniche sulla linea delle azioni fisiche, sulla reviviscenza e sulla personificazione.
A chi è rivolto il workshop
Il Workshop è rivolto ad attori\allievi con una discreta formazione ed una buona preparazione scenica ed interpretativa.
Sconsigliato per i principianti.
Organizzazione e orari lezioni
Le lezioni (15 ore in tutto) si svolgeranno presso il Teatro Panettone, via Maestri del Lavoro, Ancona, con i seguenti orari:
- venerdì 04 Novembre: ore 20.00 – 23.00
- sabato 05 Novembre: ore 10.00 – 14.00, 15.00 – 19.00
- domenica 06 Novembre: ore 10.00 – 14.00
Abbigliamento
Comodo e completamente nero compreso calzini.
Per informazioni:
- 340 1879291 (Giuseppe)
- laboratori@teatrorecremisi.it
Clicca qui per iscriverti on-line. Il termine per l’iscrizione scade il giorno mercoledì 02 Novembre 2016.